Piatti torna sul suo rapporto con Sinner: «Sapevo che un giorno se ne sarebbe andato»
Sospeso dal 9 febbraio scorso, Sinner tornerà in campo per il Masters 1000 di Roma il 4 maggio prossimo.
Nel frattempo, Riccardo Piatti, allenatore dell’italiano per 7 anni, ripercorre la fine della loro collaborazione con il numero 1 mondiale in un’intervista al Corriere della Sera:
«Quando ci siamo separati con Jannik, ammetto che ho avuto qualche mese di smarrimento, poi mi sono orientato verso ciò che amo: insegnare il tennis.
Il Centro Piatti non è un supermercato: qui c’è un percorso di crescita. L’ho fatto anch’io. È stato un click mentale, le priorità sono cambiate, ma il tennis resta sempre nella mia testa. Ora inseguo il sogno dei bambini.»
L’uomo di 66 anni ha parlato della sua personalità come coach di Sinner:
«Tutti ricordano la partita contro Taro Daniel, all’Australian Open 2022, quando mi ha detto: “Stai calmo…”. Era arrabbiato con me per cose sul campo, ma era già successo in passato.
È una dinamica normale tra allenatore e giocatore. Non è quello il problema. Ho sempre voluto che Jannik diventasse indipendente, sapevo che un giorno se ne sarebbe andato.
Ma con lui dovevo essere l’allenatore rigoroso, a volte rigido: era il mio ruolo. Ljubicic mi rimprovera di avergli detto: decidi anche tu, Ivan, ma poi fai quello che dico io. Quel ruolo, a un certo punto, era diventato troppo pesante da sostenere.
Rifarei tutto uguale, perché credo sia l’unico modo per arrivare in cima. Ho dovuto dire di no, dare delle regole. L’ho preso quando aveva 13 anni, se n’è andato a 20. In quel momento, ho sentito che dovevo farlo come oggi con Dhamne.»
Il nativo di Como risponde anche riguardo al silenzio di Sinner nei suoi confronti nei media:
«Non ne soffro. Lo conosco, conosco i giocatori. Come sono fatti, come ragionano. Guardano sempre avanti, mai indietro. Non lo vedo come una questione di ingratitudine.
Sinner fa il suo lavoro, non deve ringraziare nessuno. Nemmeno io sento di avere qualcosa da chiarire con lui. Il tennis è uno sport in cui l’ego è molto presente.»