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Tennis: le verità poco conosciute sull’intersaison, tra riposo, stress e sopravvivenza fisica

Tra disconnessione totale e lavoro intensivo, l'intersaison è un periodo fondamentale per preparare una lunga stagione sul circuito.
Tennis: le verità poco conosciute sull’intersaison, tra riposo, stress e sopravvivenza fisica
© AFP
Arthur Millot
le 13/12/2025 à 13h00
6 minuti per leggere

Ogni anno, quando si spengono i riflettori sugli ultimi tornei del calendario ATP e WTA, un altro match comincia.

Si gioca sugli aerei, nelle sale pesi deserte, su spiagge lontane o in centri di allenamento privati. È quello dell’intersaison, un periodo tanto breve quanto cruciale, durante il quale si forgiano, o si indeboliscono, le future prestazioni.

A lungo considerata una semplice parentesi, l’intersaison è diventata una posta in gioco strategica fondamentale. Tra recupero fisico, decompressione mentale, lavoro specifico e pianificazione sportiva, assomiglia oggi a un puzzle delicato in cui ogni pezzo può cambiare la traiettoria di una stagione, se non di una carriera.

Attraverso questo dossier, spiegheremo in che modo si costruisce realmente questa pausa invernale. Un momento determinante, spesso poco conosciuto, a volte sottovalutato, ma sempre decisivo.

Un bisogno vitale: perché l’intersaison è diventata indispensabile

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Il calendario dei circuiti ATP e WTA è uno dei più estenuanti dello sport professionistico. I tornei si susseguono, i viaggi si accumulano, le partite si allungano, a volte sotto temperature estreme.

Il corpo incassa, i punti di riferimento svaniscono da una settimana all’altra e la stanchezza, fisica e mentale, si installa in modo duraturo.

Per molti giocatori, l’intersaison è l’unica breccia in questa corsa infernale. Ma è spesso ridotta al minimo, rosicchiata dagli eventi tardivi come le finali di Coppa Davis o Billie Jean King Cup, oppure dalle esibizioni di fine anno.

La ricerca in preparazione fisica lo ricorda: una stagione mal assorbita aumenta drasticamente i rischi di infortuni, di affaticamento cronico e di calo di livello. Senza una vera interruzione, le prestazioni si sgretolano più velocemente di quanto si immagini.

La posta in gioco di una pausa ben gestita è tripla: recuperare fisicamente, rigenerarsi mentalmente e ricostruire le fondamenta per la nuova stagione. Alcuni giocatori lo spiegano senza giri di parole: una disconnessione totale di 10-15 giorni è talvolta l’unico modo per ritrovare il gusto per il tennis e per il quotidiano.

Le tre grandi fasi dell’intersaison: uno schema che si adatta a ogni giocatore

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Anche se nessun modello è universale, tre fasi strutturano generalmente l’intersaison dei professionisti.

Fase 1: lo stop totale

Gli allenatori, in particolare in Francia, raccomandano spesso una pausa completa di 10-15 giorni, senza racchetta, senza palestra e talvolta persino senza attività fisica intensa. È il momento in cui i giocatori “mollano tutto”, partono in vacanza, passano del tempo in famiglia, cambiano aria.

Esempi recenti:
– Carlos Alcaraz ama rifugiarsi alle Baleari, a casa sua, per ritrovare i suoi cari e uscire dal contesto mediatico.

– Novak Djokovic si è rigenerato in uno dei complessi più cari al mondo: Amanyara, alle isole Turks e Caicos (Caraibi).

– Aryna Sabalenka ha soggiornato in un hotel di lusso alle Maldive.

– Jannik Sinner ama recarsi a Dubai, per poter poi concatenare direttamente con la sua preparazione pre-stagionale.

Questa pausa è essenziale: permette al corpo di cancellare i micro-traumi, ai muscoli di recuperare e alla mente di uscire dal tunnel competitivo.

Fase 2: la ripresa dolce e progressiva

Una volta assimilata la pausa, i giocatori rimettono in moto la macchina con calma. Corsa leggera, bici, nuoto, mobilità, core training: l’idea è ricostruire resistenza, forza generale e robustezza senza traumatizzare l’organismo.

La prevenzione degli infortuni è al centro di questa fase. Gli esercizi di mobilità, il rinforzo del tronco e delle spalle, zone particolarmente sollecitate nel tennis, vengono intensificati.

Fase 3: il lavoro specifico e intensivo

Quando il corpo è “pronto”, comincia la fase più esigente.

Combina preparazione fisica mirata (velocità, esplosività, agilità, lavori frazionati, pliometria) e ritorno alla racchetta con un lavoro tecnico e tattico approfondito. È spesso l’unico momento dell’anno in cui un giocatore può correggere in profondità il gioco di gambe, il servizio o l’organizzazione tattica.

Parallelamente, il team ridefinisce gli obiettivi: classifica, progressione fisica, aggiustamenti del calendario, pianificazione dei carichi di lavoro e dei periodi di recupero.

Cosa fanno davvero i pro: tra stop totale e preparazione intensiva

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Dietro i discorsi ufficiali, le pratiche differiscono enormemente.

Alexander Zverev, ad esempio, ammette che si concede pochissimi giorni di riposo dopo la stagione. Per lui, la sala pesi “fa parte delle vacanze”. Un approccio radicalmente opposto a quello di giocatori che, esausti mentalmente o fisicamente, puntano tutto su una disconnessione totale.

Ma i preparatori fisici sono unanimi: un grande blocco di lavoro ha senso solo se il recupero è rispettato. Al contrario, una pausa troppo lunga può far perdere ritmo, sensazioni e memoria muscolare. Il dosaggio è dunque estremamente sottile.

Il rompicapo permanente: i dilemmi che complicano l’intersaison

L’intersaison è attraversata da contraddizioni difficili da risolvere.
Da un lato, serve riposo per proteggere il corpo, la motivazione e la salute mentale. Dall’altro, è l’unico periodo in cui si può progredire, lavorare in profondità, colmare il ritardo accumulato durante l’anno.

La componente mentale gioca un ruolo fondamentale. I giocatori devono svuotare la testa proprio mentre sono spesso sollecitati da sponsor, obblighi mediatici o esibizioni remunerative.

A ciò si aggiunge l’incertezza del calendario, a volte modificato fino a tardi nell’anno, il che rende la pianificazione ancora più complessa.

Un’intersaison in mutazione: verso approcci più globali

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Il tennis moderno, più intenso fisicamente e mentalmente, fa evolvere i metodi. Le intersaison integrano ormai una riflessione globale: tecnica, fisica, tattica, ma anche mentale.

La prevenzione degli infortuni è diventata centrale, in particolare per garantire la longevità in uno sport in cui l’usura è onnipresente.

Infine, si è imposta l’individualizzazione. Ogni giocatore, in funzione della sua età, della stagione precedente, della fatica, degli obiettivi o dello stile di gioco, costruisce un’intersaison su misura.

Per esempio, a suo tempo, Caroline Garcia aveva annunciato la decisione di abbreviare la sua stagione a causa di una stanchezza eccessiva e di un “mindset tossico”. Una scelta che, secondo lei, le ha permesso di rivedere la sua preparazione (intersaison) per arrivare ancora meglio preparata l’anno successivo.

I limiti: ciò che ancora si conosce poco

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Esiste una varietà di studi pubblici sulla durata ideale di una pausa o sugli effetti precisi dei diversi modelli di intersaison. Le raccomandazioni cambiano enormemente da un allenatore all’altro, persino da un preparatore fisico all’altro.

I vincoli esterni, sponsor, media, esibizioni, riducono talvolta il margine di manovra, e molti giocatori navigano costantemente tra fatica accumulata, pressione del risultato ed esigenza di preservare la propria salute.

Un momento chiave, fragile e decisivo

L’intersaison non è né una semplice pausa, né un lusso. È un momento cruciale in cui si gioca una parte della stagione successiva, a volte persino una parte della carriera.

Ben gestita, diventa un trampolino: permette di affrontare la ripresa con energia, chiarezza mentale e fondamenta solide. Mal gestita, o troppo breve, apre la porta al surriscaldamento, alla mancanza di motivazione, agli infortuni o a una progressiva erosione del livello di gioco.

In fondo, l’intersaison è un rivelatore. Misura la capacità di un giocatore di ascoltare il proprio corpo, di conoscersi, di gestire la pressione, di pianificare in modo intelligente e di reinventarsi.

Un periodo discreto, spesso invisibile al grande pubblico, ma che determina molto più di quanto si creda il prosieguo della stagione. I campioni lo sanno: è spesso lì, lontano dai campi, che tutto si decide.

Quale futuro per l’intersaison?

E se l’intersaison venisse a cambiare volto nei prossimi anni?

Tra calendario sovraccarico, pressione crescente ed esigenze fisiche sempre più estreme, alcuni protagonisti del tennis evocano già la necessità di una riforma profonda.

Una vera e propria revisione del calendario, una regolamentazione delle esibizioni invernali, o addirittura la creazione di una pausa ufficiale potrebbero trasformare questo momento fragile in una vera e propria fase di ricostruzione.

Dernière modification le 13/12/2025 à 13h02
Novak Djokovic
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16j

La vittoria della terza Coppa Davis consecutiva dopo la vittoria di Sinner alle Finals è stata la più bella chiusura di stagione tennistica di sempre. Adesso manca la ciliegina sulla torta: Sinner di nuovo numero 1! Ma è questione di tempo… 👍

27j

Non potevamo chiedere finale migliore, forza Jannik. Carlitos ci vediamo nel 2026🎾

1mo

Tennisti preferiti:

1) Sinner/Paolini/Errani 🇮🇹x3

2) Alcaraz/Muchova/Seles 🇪🇸🇨🇿🇺🇸

3) Federer/Williams🇨🇭🇺🇸

4) McEnroe/Edberg/Evert/Navratilova/Rybakina/Anisimova 🇺🇸x4🇸🇪🇰🇿

5) Sampras/Agassi/Osaka/Keys 🇺🇸x3🇯🇵

Simpatizzo:

1) Sonego/Świątek/Tagger 🇮🇹🇵🇱🇦🇹

2) Cobolli/Cocciaretto 🇮🇹x2

3) del Potro/Sabatini/Henin/Clijsters 🇦🇷x2🇧🇪x2

4) Nishikori/Kerber/Siegemund 🇯🇵🇩🇪x2

5-n) Ruud/de Minaur/Aliassime/Bublik/...

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Forza berrettini non ci deludere