«Pensavo di essere forte, ma in realtà non lo ero», Sinner analizza le chiavi del suo successo

Detentore del titolo degli US Open, Jannik Sinner sta giocando grosso nelle prossime due settimane. Finalista del Masters 1000 di Cincinnati dove ha abbandonato alla fine del primo set contro Carlos Alcaraz, l'italiano è ancora una volta favorito per mantenere il suo titolo a Flushing Meadows.
In conferenza stampa durante il tradizionale Media Day a New York prima del suo primo turno contro Vit Kopriva, il numero 1 mondiale ha parlato delle chiavi del suo successo ormai da molti mesi.
«La mia vita ruota attorno al tennis, ma so che quando avrò 35 o 40 anni, tutto sarà finito e dovrò fare qualcos'altro della mia vita. Non mi piace vantarmi di essere il numero 1 mondiale, sono sempre stato una persona molto umile.
Credo che per arrivare a questa posizione, bisogna avere un comportamento esemplare dentro e fuori dal campo. Guardo molto tennis, analizzo i miei avversari e guardo sempre i loro video prima di affrontarli.
Il mio team mi ha aiutato enormemente a questo livello, ma durante le partite continuo a pensare che è il giocatore che è in campo e che deve trovare le soluzioni perché ci sono momenti in cui non hai fiducia in ciò che i tuoi allenatori ti dicono di fare dall'esterno.
Accettare i miei difetti è stata la chiave. Pensavo di essere forte, ma in realtà non lo ero. Non ero paziente, volevo fare tutto in una volta, e il più velocemente possibile. Il tennis è un rompicapo, bisogna lavorare sodo perché i pezzi del puzzle si incastrino», ha così concluso Sinner per Punto de Break.