« Non ha bisogno di una terapia, potrebbe causare problemi molto più grandi », uno psicologo analizza il caso Zverev
In un'intervista riportata da Punto de Break, Thomas Baschab, preparatore tedesco, è tornato sulla situazione del suo connazionale Zverev. Secondo lui, le difficoltà che sta vivendo attualmente il numero 3 mondiale non sono legate a una forma di depressione, ma a un problema di solitudine e a quello che lui chiama l'equilibrio energetico.
Infatti, questo termine è utilizzato per indicare un principio scientifico che si riferisce al bilancio tra l'energia assorbita e quella spesa dal corpo. Non riguarda solo le calorie, ma tutte le interferenze che lo attraversano, come lo stress, l'ambiente o ancora la fatica.
« Non sono affatto sorpreso da ciò che sta accadendo a Zverev, ciò che mi sorprende è il modo in cui il pubblico gestisce questa questione. Ho spesso letto che Alexander è un giocatore mentalmente debole perché ha perso tre finali del Grande Slam, ma è una completa assurdità. Se un giocatore come lui avesse avuto debolezze mentali, non sarebbe mai diventato numero 2 mondiale. Il suo problema è legato a qualcosa di completamente diverso.
Nella posizione in cui si trova Zverev, cioè quella di un atleta di alto livello, ci si sente presto soli. Io lavoro con diversi dirigenti: i CEO di grandi aziende sono generalmente le persone più sole che esistano. Il problema con queste persone è che non hanno interlocutori indipendenti, come con Alexander. Tutti quelli con cui comunica dipendono da lui. Suo fratello, suo padre, sua madre e la sua fidanzata sono tutti legati a lui da una rete di relazioni molto stretta. Non ci sono conversazioni alla pari, da qui questa solitudine.
Non credo che abbia bisogno di una terapia, potrebbe causare problemi molto più grandi. Ciò di cui ha bisogno è un allenatore esperto che lo aiuti a stabilizzare il suo equilibrio energetico. Gli consiglierei di fare una pausa, di riprendersi e di ricaricarsi. Naturalmente, dopo aver affrontato attivamente il problema.
Deve essere in grado di rafforzare il proprio sistema energetico, in modo che non possa più essere spezzato nel mezzo di una partita. Non credo che rischi di cadere in depressione, Wimbledon è stato solo un momento in cui il suo umore era negativo. Ciononostante, gli faccio i miei complimenti per essere riuscito a mostrare i suoi pensieri in pubblico con tale precisione. »
Coppa Davis: tra riforme, critiche e cultura nazionale
Il paradosso che divide il tennis: tra giocatori esausti e calendario saturo ma esibizioni moltiplicate
Formazione dei futuri campioni: focus sul declino del modello pubblico francese di fronte alle accademie private
Il padel minaccia il tennis? Immersione nella rivoluzione che scuote l’ordine costituito