Next Gen ATP Finals: come l'ATP ha voluto sedurre la Generazione Z e rendere il tennis uno spettacolo
Non è un segreto per nessuno: le nuove generazioni, e in particolare la Generazione Z (persone nate tra il 1997 e il 2012), sono cresciute con l'emergere degli schermi (telefoni e tablet), i social media e l'abbondanza di contenuti brevi, dinamici e spettacolari.
Nel 2016, l'età media degli abbonati di Tennis TV è di 61 anni
Tutti elementi che si oppongono all'essenza stessa del tennis, uno sport dove le partite, specialmente nei tornei del Grande Slam, possono estendersi su cinque set e durare più di quattro o cinque ore. Difficile, in queste condizioni, mantenere l'attenzione dei giovani senza che siano tentati di controllare il loro smartphone.
È partendo dalla constatazione di un pubblico che invecchia — l'età media degli abbonati di Tennis TV era allora di 61 anni — che l'ATP ha immaginato le Next Gen ATP Finals. L'idea: proporre incontri più brevi, quasi pensati come uno spettacolo, mettendo in scena giovani giocatori capaci di ispirare la nuova generazione e di diventare i campioni di domani.
«Le persone amano guardare i loro idoli, questo non aumenterà il pubblico»
Sebbene l'idea sembri ovvia, la creazione di questo evento aveva causato un certo scetticismo nel circuito. Andrey Rublev, partecipante della primissima edizione, aveva allora dichiarato:
«Questo non aiuterà ad aumentare il pubblico. Forse solo all'inizio. Ma il tennis in sé non diventerà più popolare. A mio parere, sarebbe meglio invitare giocatori iconici come Roger Federer. Le persone amano guardare i loro idoli, e nessuno si preoccupa davvero delle regole.»
L'inchiesta completa disponibile questo fine settimana
Trovate l'inchiesta «Il Master Next Gen, laboratorio del tennis di domani» su TennisTemple sabato 13 dicembre.
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