« Pensavo di essere un cattivo allenatore »: la sconfitta annunciata che ha cambiato tutto per Patrick Mouratoglou

A Bratislava, Patrick Mouratoglou ha vissuto un momento che definisce una "lezione di vita". Di fronte a un giocatore nettamente superiore, ha dubitato... prima di assistere a una vittoria che avrebbe cambiato per sempre la sua visione del mestiere.
Oggi è uno degli allenatori più riconosciuti del circuito. Ma Mouratoglou non ha sempre avuto certezze. Molto prima di Serena Williams, Rune o Tsitsipas, è stato in fondo a un torneo Challenger a Bratislava che il francese ha vissuto uno dei momenti più significativi e dolorosi della sua carriera.
Quel giorno, il suo protetto si chiama Marcos Baghdatis, un adolescente cipriota classificato intorno alla 300ª posizione mondiale. In finale, deve affrontare Dominik Hrbatý, allora top 15 mondiale, in casa sua. La partita si preannuncia squilibrata e Mouratoglou, da parte sua, dubita terribilmente.
«Avevo praticamente perso la speranza. Mi sono seduto e ho pensato: Hrbatý è migliore in tutto. Sarà un massacro.»
Una confessione rara. Un allenatore che non crede nel suo giocatore. Quando Baghdatis è in svantaggio, Mouratoglou si sente quasi sollevato nel vedere confermate le sue paure. Ma quello che segue sfida ogni logica. Baghdatis ribalta la partita. Vince. Nessuno, nemmeno il suo stesso allenatore, capisce come. Quel giorno, non si è giocata una semplice partita. È stata una trasformazione.
«Dopo di ciò, mi sono detto che ero un cattivo allenatore. Perché non avevo creduto in lui. Lui ci credeva. Io no. Ed è lui che ha vinto.»
Questa lezione, Patrick Mouratoglou non l'ha mai dimenticata. È diventata persino la base di tutta la sua filosofia: credere, sempre, anche quando tutto sembra perduto.