« Nel 2017, gli ascolti erano catastrofici »: Giudicelli, ex presidente della FFT, rivela l’elemento scatenante della riforma della Coppa Davis
A lungo silenzioso, Bernard Giudicelli esce dall’ombra alla vigilia di Francia–Belgio. L’ex presidente della FFT torna a parlare apertamente della polemica sulla riforma della Coppa Davis, menzionando ascolti in caduta libera, la pressione degli sponsor e decisioni prese «per evitare il naufragio».
Presidente della Federazione francese di tennis (FFT) dal 2017 al 2021, Bernard Giudicelli si è tenuto piuttosto discreto nella sfera mediatica da allora. L’ex dirigente del tennis francese aveva vissuto un mandato complicato, essendo considerato uno degli istigatori della riforma della Coppa Davis, approvata nel 2018.
Alla vigilia dell’inizio della fase finale a Bologna e dei quarti di finale che oppongono la Francia al Belgio, Giudicelli ha concesso un’intervista a Tennis Actu. Risponde in particolare alle critiche sul cambio di formato della competizione:
« Nel 2017, gli ascolti erano catastrofici. Il calo era iniziato già nel 2007, l’arrivo dell’iPhone aveva cambiato il consumo digitale. La Coppa Davis stava diventando riservata a livello mondiale.
Lo sponsor principale dell’epoca (BNP Paribas) esigeva contrattualmente la presenza dei top player, qualcosa di impossibile da garantire con degli indipendenti. Abbiamo visto in Kosmos un salvagente per evitare il naufragio finanziario. L’ITF è rimasta proprietaria della competizione, la gestione è stata delegata con dei paraurti.
L’accordo non si è concretizzato per ragioni coperte dal segreto degli affari, l’ITF ha ripreso il controllo e la competizione ha ritrovato salute, come dimostra la partecipazione dei migliori. Il prodotto non è ancora finito: bisogna continuare a lavorarci. [...]
(I detrattori) non hanno capito nulla. La Coppa Davis non ha un’anima, ha un’identità: un trofeo che premia la migliore nazione del mondo. È evoluta più volte, in particolare verso il professionismo e la creazione del Gruppo Mondiale nel 1991.
Quando si è eletti all’ITF, si agisce per l’interesse mondiale, non per la propria nazione di origine. Nel 2018, l’Assemblea generale dell’ITF a Orlando ha approvato la riforma al 74%: nulla è stato venduto. In Francia, l’attaccamento a certe atmosfere è forte, ma non si poteva essere egoisti.»
L’uomo di 67 anni si è anche espresso sull’attuale formato, ricordando che un ritorno al passato è impossibile:
« Ci sono dei progressi: il ritorno di una settimana in casa a settembre ricrea un legame. Ma abbiamo perso una settimana di calendario, e una settimana di tennis mondiale vale molto. Idealmente, bisogna recuperare una quarta settimana e finire in Final 4 eviterebbe certe programmazioni. Un ritorno all’andata e ritorno integrale? Seppellito.»