Questi quarti di finale di Wimbledon sembrerebbero confermare che nel tennis mondiale il tempo si sia cristallizzato senza più riuscire a dare veri sprazzi di novità che aspettiamo ormai da troppo tempo. Con il ritorno di Djokovic e forse nei prossimi mesi anche di Murray e di Wawrinka il tennis di oggi sembra ripetere sempre le stesse sfide infinite dalle quali se ne uscirà solo quando lo decreterà il tempo che passa più che la nex-gen che avanza. Perché questa nuova generazione sembra proprio non avanzare mai, non rispondere mai presente agli appelli importanti. Se guardiamo da vicino il tabellone dei quarti di Wimbledon ci accorgiamo che sono solo due i giocatori degli anni 90 presenti, mentre gli altri sono tutti almeno trentenni con il solo Del Potro del 1988.
Thiem sembra rispondere presente solo nei tornei su terra e per i giovanissimi sembra ancora da venire il tempo dell’affermazione prestigiosa. La generazione dei quattro grandi alla quale aggiungo anche Wawrinka che si è affermato con ritardo, ha cannibalizzato il resto del gruppo dei top 10 al quale non sono rimaste che le briciole da un tavolo non ancora completamente finito di sparecchiare. Certe volte si ha l’impressione che la nuova generazione si affermerà quando i grandi saranno costretti o decideranno di smettere.
E’ difficile se non impossibile pensare che nella parte alta del tabellone Federer possa uscire per mano di un aceman, mentre in quella bassa la strada per Nadal potrebbe essere sbarrata più che dall’argentino, dal serbo che sembra essere tornato competitivo ai massimi livelli.
Altrimenti domenica vedremo la finale che tutto il mondo tennistico aspetta e che alcuni anni fa fu già partita al cardiopalma, entrata nella storia al pari quasi di quella tra Borg e Mc Enroe con buona pace dei nex-gen e di tutti i tifosi che sono in trepidante – o forse no- attesa.
_Anonimo_
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