Per Sabalenka, il tennis "potrebbe fungere da terapia".

Dopo diverse settimane difficili, Aryna Sabalenka sta tornando a galla. La numero 2 del mondo, che ha vinto il titolo in Australia a gennaio, ha avuto un periodo difficile. Dopo un inizio di stagione folgorante, la bielorussa ha vinto solo 4 partite (su 8 disputate) dopo Melbourne. Madrid le ha regalato un inizio perfetto, con cinque vittorie consecutive che l'hanno portata in finale.

Mentre si prepara ad affrontare Iga Swiatek in finale (questo sabato, non prima delle 18.30), il suo allenatore, Anton Dubrov, ha parlato con L'Equipe. Spiega che la sua protetta ha faticato a ritrovare la grinta dopo il titolo australiano: "È una cosa molto comune. Non è facile tornare alle competizioni dopo aver vinto titoli importanti. Soprattutto dopo aver subito così tanta pressione. Ha perso un po' di quella fame di sport, quel desiderio di non vincere un titolo, ma di lottare, di scoprire come migliorare in allenamento. [...] Per crescere come campione, devi sempre cercare di migliorare. Nel tennis, gli aspetti mentali e fisici sono collegati. E non c'era alcun legame. Questa settimana va molto meglio, ma il fatto che sia in finale non significa che sia fuori pericolo".

Alla domanda sul cammino della sua giocatrice verso la finale, Dubrov spiega che la sua capacità di superare partite difficili senza necessariamente giocare il suo miglior tennis è un aspetto molto positivo per la sua fiducia: "È impossibile giocare sempre molto bene. Tutti attraversano delle difficoltà durante una stagione. Ma credo che la differenza tra un campione e un buon giocatore sia che il campione è in grado di superare le difficoltà senza giocare il suo miglior tennis. Ed è quello che è successo con Aryna. Per esempio, non ha giocato necessariamente meglio della Montgomery (che ha vinto 6-1, 6-7, 6-4 al terzo turno), ma ha fatto quello che doveva fare per vincere la partita".

L'allenatore 28enne ha anche parlato della tragedia che ha colpito la numero 2 del mondo a marzo. Pochi giorni prima del suo debutto a Miami, l'ex compagno della campionessa è morto improvvisamente. A questo proposito, spiega che il tennis può talvolta fungere da cura: "Non è stato facile perché lei aveva passato un periodo molto duro. [...] L'idea era di provare a mettere da parte tutto questo e concentrarsi sul tennis, che può fungere da cura. Quando si scende in campo e si sa cosa fare, anche se si è frustrati e arrabbiati, si può provare un senso di guarigione. Stare in campo è come una medicina. Essere in movimento guarisce. Qualsiasi cosa si stia attraversando nella vita, l'idea è di fare cose semplici, di muoversi. Fare escursioni, andare in bicicletta, nuotare. Il corpo e la mente sono sempre collegati. All'interno dello staff cerchiamo di sostenerla e di fare del nostro meglio per avere un approccio ottimale con lei, in modo che possa concentrarsi su ciò che deve fare. Non è ancora al 100%. Ma sta già andando molto meglio".

Infine, il suo allenatore ha avuto qualcosa da dire sulla prossima finale: "È stata una grande finale (nel 2023). Ricordo il suono della palla, il modo in cui si muovevano, il modo in cui costruivano i loro punti. È stata una delle migliori partite che Aryna abbia mai giocato. È stato un po' un punto di svolta per lei sulla terra battuta. Ma è stato dodici mesi fa e bisogna cercare di dimenticare quella partita. Da allora si sono affrontate diverse volte (una sola, in realtà, al Masters di fine anno, quando la Swiatek ha vinto per 6-3, 6-2).